Di seguito presentiamo alcuni principi base e suggerimenti per un corretto utilizzo delle fibre per calcestruzzo.

Per un corretto utilizzo delle fibre di rinforzo nel calcestruzzo, devono essere rispettati i principi di base per un calcestruzzo di qualità secondo la normativa vigente in materia, nazionale o internazionale. Le fibre READYMESH sono realizzate con materiali di alta qualità e sono compatibili con la maggior parte degli additivi e aggiuntivi presenti sul mercato, nonché ovviamente resistenti in ambiente alcalino.

Nell’addizione di fibre di rinforzo primario, il cui dosaggio è normalmente più elevato rispetto alle fibre antifessurative, è consigliato verificare che alcuni parametri della miscela (tipicamente la curva granulometrica, il contenuto di cemento, il contenuto di acqua, ed in generale il valore a/c) siano quelli tipici di un buon calcestruzzo classe C25/30 o superiore. In particolare, ricette troppo magre di cemento o con basso contenuti di aggregati fini e filler possono presentare una matrice che mal si sposa con la presenza di fibre, compromettendo la qualità e la prestazione finale del conglomerato stesso. Consultate il nostro responsabile tecnico-commerciale più vicino a voi per una valutazione preliminare del mix-design del calcestruzzo.

Calcestruzzi oltremodo fluidi, con rapporto acqua/legante alto ed eccessivamente ‘vibrati’ durante la posa in opera potrebbero presentare difetti di sedimentazione per le fibre d’acciaio e di galleggiamento per le fibre polimeriche. Nel primo caso infatti si ha l’acciaio con un peso specifico di circa 3 volte superiore al calcestruzzo e quindi tenderanno a disporsi sul fondo, al contrario per le fibre polimeriche il peso specifico è di circa 2.5 volte inferiore a quello del calcestruzzo e dunque tenderanno a galleggiare. Va detto che nella pratica comune e con i normali calcestruzzi tipicamente utilizzati nella prassi costruttiva, anche in presenza di calcestruzzi fluidi (S5), il fenomeno è marginale e quasi sempre trascurabile.

Si sconsiglia l’utilizzo delle fibre con calcestruzzi poco fluidi (S1 e in certi casi anche S2) perché l’eccessiva ‘durezza’ dell’impasto potrebbe compromettere l’omogeneità della dispersione delle fibre durante la miscelazione, specie se i sacchetti sono stati inseriti direttamente in autobetoniera (vedi sotto).

L’addizione delle fibre potrebbe alterare fluidità e viscosità della matrice cementizia durante la fase ‘plastica’. Si consiglia di acquistare solo fibre dotate di marcatura CE, per le quali nel documento DoP sarà possibile verificare il parametro detto appunto “effetto sulla consistenza del calcestruzzo” o “classe di Vebè” eseguito secondo la norma EN 12350-3. Questo parametro, espresso in secondi o in classe di Vebè (da V0 a V4) indica la differenza di tempo (in secondi appunto) tra lo spandimento controllato di un calcestruzzo fibrorinforzato e la stessa ricetta senza l’aggiunta di fibre. Per un valore espresso in secondi, sarà preferibile un valore piccolo, mentre per un valore espresso come Classe di Vebè, sarà preferibile una classe alta.

Spiegazione delle classi:

  • V0 – tempo Vebè: ≥ 31 s
  • V1 – tempo Vebè: da 30 a 21 s
  • V2 – tempo Vebè: da 20 a 11 s
  • V3 – tempo Vebè: da 10 a 6 s
  • V4 – tempo Vebè: da 5 a 3 s

La valutazione del tempo di Vebè di un modello di fibre per calcestruzzo è fondamentale per valutare potenziali implicazioni in fase di posa in opera, specialmente nella costruzione dei pavimenti industriali, dove la corretta lavorabilità della matrice è di fondamentale importanza. Una fibra con un basso tempo di Vebè (alta classe) potrà essere impiegata senza particolari problemi dato che non influirà significativamente sulla reologia dell’impasto fresco. Al contrario, una fibra con un alto tempo di Vebè (classe bassa) renderà necessaria la modifica della formula per compensare la perdita di lavorabilità.

Il dosaggio delle fibre di acciaio può variare da 15 a 75 kg/m³. Le applicazioni strutturali più comuni “consumano” in media 25-30 kg/m³ nel caso di pavimenti, per spingersi fino a 40-50 kg/m³ nel caso di spritz-beton e applicazioni ad elevato carico statico. Le fibre d’acciaio corte, specifiche per applicazioni a non strutturali, o in cui si prevedono carichi di modesta entità, sono normalmente dosate tra 15-20 kg/m³.

Per quanto riguarda le fibre sintetiche/polimeriche, il dosaggio rientra di norma in un valore tra 0.5 e 1.5 kg di fibre per m³ di calcestruzzo, per le micro-fibre antifessurative, e tra 1.5 e 6.0 kg/ m³ per le macro-fibre strutturali. In questo ultimo gruppo, in applicazioni fortemente iperstatiche quali le pavimentazioni industriali il dosaggio tipico è 1.5-3.0 kg/ m³, per la prefabbricazione si va dai 2.0 ai 4.0 kg/ m³ e per il calcestruzzo proiettato tipicamente si va dai 3.0 ai 6.0 kg/ m³. Tutti i valori qui presentati sono puramente indicativi e rappresentano una stima grossolana sulla base della nostra esperienza; ogni applicazione ha le sue specificità ed è dunque doveroso valutare il dosaggio caso per caso.

Il momento ideale per l’introduzione delle fibre nella miscela è in concomitanza all’introduzione degli inerti (sabbia e ghiaia) nel mescolatore o nel tamburo dell’autobetoniera. In questo caso, aprire i sacchetti e ‘vuotarli’ a distanza di qualche secondo uno dall’altro sul nastro in movimento.

Qualora il nastro di carico degli inerti non fosse presente (ad esempio negli impianti di betonaggio verticali) oppure qualora gli operatori non potessero accedere al nastro di carico in sicurezza, l’aggiunta delle fibre può essere effettuata direttamente nel mescolatore, tramite gli opportuni sportelli, e solo dopo che il carico degli inerti è già iniziato.

Esiste anche la possibilità di addizionare le fibre direttamente nell’autobetoniera: in questo caso sarà possibile, a carico ultimato, addizionare le fibre direttamente nella bocca di carico del tamburo mentre lo stesso è alla sua massima velocità di rotazione, avendo l’accortezza di attendere qualche decina di secondi tra l’introduzione di un sacchetto e il successivo. Alcuni tipi di fibre sono imballati in uno speciale sacchetto che si dissolve in ambiente alcalino: se fosse questo il caso, sarà possibile addizionare le fibre buttando l’intero sacchetto, anche chiuso, nella bocca di carico.

Una regola empirica (ma molto efficace ed utilizzata da molti operatori) per determinare il tempo di miscelazione è la seguente: al termine del caricamento delle fibre in autobetoniera (o del conglomerato stesso) si dovrà procedere a miscelare il calcestruzzo alla massima velocità di rotazione del tamburo per almeno un minuto ogni metro cubo caricato (quindi una autobetoniera carica con 8 m3 dovrà miscelare per 8 minuti).

Diverso è il caso della miscelazione con mescolatore all’impianto di betonaggio: la miscelazione finale in autobetoniera potrà essere ridotta della metà in virtù della miscelazione già avvenuta durante il ciclo nel pre-mescolatore.

È buona norma, specialmente nel caso di impasti speciali o ricette poco fluide, effettuare un controllo visivo del calcestruzzo prima della posa in opera. Oppure scaricare una piccola quantità di prodotto e verificare l’effettiva omogeneità della miscela fibre+calcestruzzo. Qualora si riscontrino difetti, procedere ad una ulteriore miscelazione per il tempo necessario.

L’addizione delle fibre al calcestruzzo, in particolar modo quelle antifessurative, consenta un efficace contrasto all’insorgere di fenomeni fessurativi durante le prime ore di vita a partire dalla messa in opera. Nonostante questo, come ulteriore protezione, è comunque caldamente consigliato prevedere una corretta stagionatura per evitare spiacevoli difetti estetici o prestazionali dell’opera finale, mediante gli appositi trattamenti antievaporanti o il ricorso a fogli di polietilene e sistemi affini.